Operazione colombi
Non so se anche voi avete avuto il problema dei colombi. Mio suocero non li sopportava e le aveva provate tutte per allontanarli: gli spilloni di metallo, i CD, le girandole, la carta dell’uovo di pasqua, i campanelli tibetani che suonano al vento, le palline di naftalina, il repellente spray, l’apparecchio delle scosse elettriche (anche se l’unico che ne ha presa una è stato lui).
Per non parlare di quella volta che era andato a controllare in soffitta se ne erano entrati dal lucernario mentre l’antennista lavorava sul tetto. Poi, quando aveva provato a scendere attraverso la botola, non ne era più stato capace per via della sua bella pancia a D. Era rimasto incastrato con le gambe penzoloni in corridoio e tutto quel che era riuscita a tirare mia suocera erano stati i calzini e le pantofole. Sembravano le comiche. Fortuna che dopo un’ora mio marito era tornato dal lavoro, si era attaccato come un campanaro alla corda e finalmente lo aveva tirato giù.
Ma quello che a mio suocero veniva meglio era battere le mani ogni volta che arrivava un colombo e per farlo si sporgeva dal balcone, così mia suocera credeva che applaudisse alla vedova Baudino che curava i fiori sul poggiolo a tutte le ore e con tanti sorrisi, e allora apriti cielo ogni volta.
Insomma, dopo tutti ‘sti tentativi infruttuosi, un suo cugino in seconda gli aveva suggerito un rimedio infallibile.
Si doveva essere in due; poi bisognava
- comprare un bel po’ di petardi
- prendere una scopa
- individuare il posto preferito dei colombi che di solito è sempre sopra i fili dove si stende il bucato e appostarsi il più vicino possibile e infine, contemporaneamente,
- far scoppiare i petardi e battere con forza la scopa sul muro prossimo alle bestie e andare avanti fino al conseguimento dell’obiettivo.
Dopo qualche settimana di tutto questo cine, per i due era una questione di vita o di morte e son convinta che lo fosse anche per i piccioni. Senonché mia suocera e la moglie del cugino, stufe di quel baccano inconcludente, un bel giorno hanno chiamato un ‘marito in affitto’ per fargli installare lungo i cornicioni alcuni punti luce intermittente di una certa réclame.
Così i colombi se ne sono andati e sono arrivate le gazze ladre.