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Donatella Bizzotto

Chi viaggia in compagnia deve aspettare anche gli altri


Lavoravo a Bassano del Grappa, alla Madonnina, una sezione distaccata dell’Ospedale Civile. In quel periodo stava avvenendo il riordino dell’organizzazione sanitaria di tutto il Paese e con la nascita delle unità sanitarie locali le zone del Bassanese e dell'Altipiano di Asiago vennero a far parte dello stesso ambito territoriale. La maternità dell’ospedale di Asiago, in quei giorni, era chiusa per ristrutturazione e quindi per la popolazione dell'Altopiano il reparto ostetricia di riferimento diventò la maternità della Madonnina a Bassano.

Una sera il centralino mi passò una telefonata esterna. Una voce molto concitata con una gran confusione di strepiti in sottofondo gridò nella cornetta che tra poco sarebbe arrivata sua figlia da Asiago la quale stava partorendo. Non ebbi neanche il tempo di dire A che riattaccò. Calcolai i tempi: da Asiago a Bassano ci vogliono circa tre quarti d’ora, ma la signora non mi aveva detto da dove chiamava per cui presi la mia cassetta dei ferri e tutto l'occorrente e mi diressi verso la portineria, che si affacciava sulla rampa di accesso dei veicoli (alla Madonnina non c’era il Pronto soccorso).

Feci bene perché di lì a poco, annunciata da ripetuti colpi di clacson e stridore di gomme, arrivò una vecchia Fiat 1100

da cui scesero i genitori e i suoceri della partoriente, agitatissimi: chi si faceva aria, chi si accasciava tra le braccia del portinaio, chi invocava la Madonna e sant’Anna, chi imprecava contro il governo e le usl. Due minuti di tempo e arrivò l’auto dell’ormai puerpera, almeno secondo l'impressione di sua madre e sua suocera. Mi avvicinai rapidamente e gettai un’occhiata. A parte chi guidava, nell’auto non c’era nessuno. Lo dissi. I quattro mi scrutarono commiserevoli come se non fossi riuscita a vedere l'acqua nel mare; poi si guardarono un po’ smarriti, quasi a cercare reciprocamente la conferma che mi sbagliavo: “Come sarebbe, che non c’è nessuno. Impossibile!”

Chiesi all’autista dove fosse sua moglie. Lui, ancora abbracciato al volante e respirando come una donna in travaglio, senza girarsi indicò dietro di sé con il pollice. Ma sul sedile c’erano solo un asciugamano e il borsone della partoriente.

Insomma, nel parapiglia, uno più agitato dell’altro e preoccupati di raggiungere Bassano in tempo, non si erano accorti che era andata un attimo in bagno e l’avevano dimenticata a casa. Fortunatamente la signora aveva soltanto perso il tappo mucoso e infatti partorì cinque giorni dopo.

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