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  • Donatella Bizzotto

Nato dalla tenerezza



All’inizio di questa storia Lei e Lui si amavano moltissimo tanto da promettersi reciprocamente che mai e poi mai avrebbero diviso il loro amore con qualcun altro, neanche si fosse trattato di un figlio. Mantennero la promessa evitando attentamente un concepimento. Ma, dopo alcuni anni di matrimonio, Lei cominciò a sentire il richiamo della maternità. Lui non era d’accordo, non erano questi i patti. Iniziarono le incomprensioni e i risentimenti e un brutto giorno si accorsero di non amarsi più. Decisero di separarsi e lo fecero con rancore.

Passò un anno. Durante le ferie estive, Lei decise di regalarsi una vacanza e in quell’occasione fece amicizia con un compagno di viaggio. Lui le confidò che era divorziato da poco; aveva sempre desiderato diventare padre ma da qualche tempo aveva scoperto problemi di infertilità e l’ex moglie non lo aveva voluto più, mettendolo alla berlina di fronte ai parenti e a tutto il paese. Lei apprezzò la sua sincerità e trovò conforto nell’idea di condividere lo stesso desiderio inappagato.

Durante un momento di imprevista tenerezza ebbero un rapporto, quasi potesse compensarli dall’insoddisfazione del bilancio della loro vita. Finita la vacanza non si incontrarono più.

Quando Lei si accorse di essere incinta provò una felicità completa. Mentre i giorni passavano si scoprì a pensare all’inconsapevole padre del suo bambino ritenuto incapace di procreare. ‘’Lo cercherò, ma prima voglio riservare questi mesi a noi due’’, meditava accarezzandosi il pancione.

Durante una passeggiata - ormai la gravidanza volgeva al termine - Lei si fermò davanti a un negozio di giocattoli quando vide il suo ex marito riflesso nella vetrina. Si salutarono un po’ impacciati e poi Lui, fissandole il pancione, le disse che l’amava ancora, che era pentito, che si rendeva disponibile per ogni necessità. Lei sentì un tac: erano le acque! Fu così - con improvvisa naturalezza - che Lui l’accompagnò in sala parto e le stette vicino fino alla nascita del bambino.

''No, Lui non è il padre del bambino, mi ha solo accompagnato.’’

‘’Preferisce che Lui le resti accanto o vuole che lo faccia uscire? ‘’, le chiese l’ostetrica. ‘’Ma no... Può restare, se se la sente. Non ho nessuno, forse mi aiuterà.’

In effetti durante il travaglio e il parto Lui aveva aiutato Lei moltissimo, con partecipazione. Tuttavia, quando nacque il bambino, Lei non volle che Lui lo toccasse né che recidesse il cordone ombelicale e si tenne il piccolo in grembo tutto per sé, teneramente, estasiata: ''Mio tesoro, ti ho aspettato tanto...''

Lui rimase così, con la mano protesa verso di loro, bloccato, deluso; poi la lasciò scivolare stancamente lungo il fianco. Lei registrò tutto ma da quel momento Lui diventò invisibile.


L’ostetrica provava a decifrare tra sé e sé quello che aveva appena notato mentre era indaffarata nelle operazioni dell’immediato dopo parto. Nella sua vita professionale aveva incontrato ogni tipo di donna gravida e di coppia ed era certa che la conoscenza reciproca di Lei e Lui fosse stata profonda, però non sapeva interpretare l’ultimo atteggiamento di Lei; sembrava che, adesso, la presenza di Lui interferisse negativamente sulla situazione. Era necessario uscire da questo stato e provare a smuovere le cose con qualcosa di neutro. Scambiò con l'infermiera uno sguardo d'intesa verso la radio.

A volte basta veramente poco per respirare un'atmosfera più piacevole. Stavano trasmettendo Ragazzo Fortunato e le note della canzone si spandevano allegre nella sala parto. L'infermiera, vestendo il neonato con la sua prima tutina, parlava con lui e canterellava con Jovanotti. Il clima si era fatto sereno.

Ora il bambino succhiava beato dal seno della mamma. Per l’ostetrica era tempo di compilare i documenti relativi alla sua nascita ma tergiversava, aspettava che Lei fosse sazia di allattare e desse il segnale che era pronta. Come se l’avesse capito Lei chiamò Lui che fino a quel momento si era messo in disparte, mortificato.

Mi hai aiutato tanto, non finirò mai di ringraziarti... Ma ora devi andare.”

Era un congedo, ma Lui non capì: "Va bene, cosa ti porto stasera? Un etto di salame? Adesso puoi mangiarlo!”, provò a scherzare.

“Cerca di capire... Grazie, ma devi andare. Devi. E non tornare. Per favore.”

Poi si rivolse all’ostetrica: ‘’Signora, Lui deve andare.’’

Frattanto, in qualche parte del mondo c’era un uomo ritenuto incapace di generare figli che ne aveva appena avuto uno e non lo sapeva. Lei raccontò le loro storie all’ostetrica. Cosa doveva fare? In fondo il bambino era frutto di un unico momento di bisogno di tenerezza. Era giusto coinvolgere uno sconosciuto, perché questo era, nella vita del figlio?


''Sì, è giusto, e non solo perché la sua paternità tanto desiderata lo riabiliterebbe, in un certo senso, agli occhi di chi l'aveva abbandonato e deriso''', le chiarì l’ostetrica. ''Ma lo dice anche la Legge, che viene in aiuto della Giustizia stabilendo regole di comportamento nei doveri e nelle aspettative. Nel suo caso il riconoscimento del bambino rappresenta un atto essenziale per poter garantire ogni forma di tutela per voi due, cioè figlio e genitore che se ne prende cura. Però l’obbligo del suo mantenimento riguarda entrambi i genitori anche se il bambino è nato fuori dal matrimonio, e inizia automaticamente fin dalla sua nascita per il solo fatto di averlo generato, anche nel caso che sia riconosciuto da un solo genitore.

Ci pensi su, i documenti li completeremo poi.''

Finí che il bambino fu riconosciuto da entrambi i genitori.

Dove scoppia la tenerezza può avvenire un miracolo

Qualche anno dopo, casualmente, li incontrai tutti e tre; erano un insieme. Mi ricordavo bene di Lei e Lei si ricordava di me. Mi dissero solo ''Grazie.''' sfiorandomi un braccio ma, per come la dissero, in quella piccola parola c'era molto di più, ed era buono e bello. Poi, di loro non seppi più nulla.



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