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  • Donatella Bizzotto

Contrazioni in abito da sposa


Torino, primi anni ottanta.

Un sabato mattina vedo uscire dall’ascensore dell’ostetricia una signora vestita da sposa che si sorregge a un signore anziano in doppiopetto blu. Si guardano attorno con circospezione, con l'atteggiamento di chi si sente fuori posto e ha timore di essere notato. Penso che non accorgersi di una sposa, qui, sia un po’ difficile.

Provai un’immediata simpatia per questa coppia inconsueta. Andando loro incontro capii che non erano venuti in visita ma per una visita. La signora, infatti, sgomenta e paonazza in volto, cercava di trattenere i premiti e mi chiedeva aiuto con gli occhi. Il suo addome indicava una gravidanza avanzata e sembrava voler esplodere sotto il tessuto bianco dell’abito. Dalla bocca della sua proprietaria, però, non usciva il più flebile ahi, tantomeno le essenziali informazioni sulla sua salute e sul decorso della gravidanza che la esortavo a darmi. “Lei è il padre della signora?”, chiesi allora al signore che l’accompagnava.

Ma bisognava affrettarsi.

Combattendo con l’ingombrante sottoveste aiutai la sposa a sedersi su una carrozzina, poi ci dirigemmo velocemente in sala parto. In quei pochi metri l’accompagnatore mi disse che sì, era suo padre. Stavano recandosi in chiesa in automobile e notando che la figlia era sofferente, aveva chiesto all’autista di fare una veloce deviazione da noi prima della cerimonia. “Per stare tranquilli”, aggiunse. Nessuno era al corrente del fuoriprogramma, né il marito né gli invitati. Allora non c’erano i telefonini.

Non ci fu il tempo di sentire il battito fetale e prendere una pressione che la testolina già affiorava. Mentre il dottor Bracco e Loi cercavano di fare spazio spostando i lembi della voluminosa e invadente crinolina, spiegai alla signora che il suo bambino stava per nascere. Lei gridò “Non voglio partorire a-des-so” e… PLUF! Il bambino era già nato, bello sano e pieno di vita. Anche la placenta uscì subito. Avevano tutti deciso di fare in fretta, convenimmo sorridendo noi tre; erano arrivati da noi meno di cinque minuti prima! A volte una battuta aiuta ad allentare le tensioni ma la signora era tornata inquieta e taciturna, sembrava attendere un nuovo imminente pericolo.

Mentre mi occupavo della mamma e l’infermiera del bambino, il dottore raggiunse il nonno per rassicurarlo che era andato tutto bene. “Complimenti vivissimi!”

Sentimmo un tonfo.

Me li tenni in osservazione entrambi, la puerpera ancora vestita da sposa e suo padre. Sconsolati per la festa rovinata e preoccupati per ciò che avrebbero potuto pensare gli invitati, non riuscivano ad assaporarsi ciò che di bello e buono avrebbe portato a tutti la nuova piccola vita.

Si doveva trovare una soluzione. “Sì, per favore”, risposero all'unisono accorati e speranzosi.

Ci attivammo affinché il cappellano telefonasse al parroco che doveva celebrare il matrimonio per concordare cosa dire ai parenti e amici e l’autista andasse a recuperare il futuro marito che ancora non sapeva di essere diventato papà. Infine, il nostro cappellano benedisse la nuova famiglia.

Finalmente la sposa sorrise felice e il nonno si commosse senza svenire. Poi, chi poté andò al ristorante per il pranzo… non più di nozze bensì di benvenuto al nuovo bambino.

Qualche mese dopo...

Era dicembre, il giorno dell’Immacolata. Nell’ora di visita-parenti un gruppetto di persone raggiunse solenne e compatto la nostra guardiola: lo guidavano la signora che aveva partorito vestita da sposa, suo marito con il bambino in braccio e i quattro nonni; uno di loro spingeva la carrozzina del nipote riempita per l’occasione di ogni bendidìo. Volevano manifestarci la loro gratitudine e festeggiare con noi il matrimonio e il battesimo appena celebrati.

Nella vita c'è sempre un piano B!


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