Pernome
Questa foto, con i carabinieri a cavallo in secondo piano, mi riporta indietro di cinquant’anni, a Quero.
La casa di mia nonna era adiacente alla caserma; il confine tra i due immobili era segnato soltanto da un muretto con una rete bassa tra le cui maglie mia sorella e le bambine del maresciallo, giocando ‘al negozio’, facevano passare le cose da vendere e acquistare: sassi, piccoli giocattoli, bottoni, fiori… Anche i grandi, attraverso quella rete, scambiavano semi e prodotti dell’orto come in una famiglia o tra comuni vicini, solo con più discrezione. Mia sorella di quattro anni, però, non aveva ancora la capacità di regolarsi e salutava a gran voce i carabinieri che le erano più simpatici.
Un giorno ne arrivò uno nuovo serio serio che non portava la divisa kaki come gli altri: aveva una bellissima uniforme con una mantella che il vento di Quero sventolava come una bandiera. "E' un carabiniere a cavallo", ci spiegò mio padre. Cosicché mia sorella, appena lo vide, gli chiese dov’era il cavallo. Io, per zittirla, le dissi che il cavallo era nel garage, con la Campagnola.
Non bastò, e mia sorella chiese ancora al carabiniere: "Come ti chiami?" E lui, asciutto: "Per nome." Da quel momento fu per tutti noi il carabiniere Pernome.