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Donatella Bizzotto

Questa notte, fra le stelle


Te ne sei appena andata...

Marusca carissima, hai passato quella porta con grande dignità e coraggio.

Ti vedo: bella, sorridente, radiosa. Oggi sei libera dal corpo che ti faceva soffrire, sei nel silenzio e nella beatitudine, e io voglio fare un viaggio della memoria per onorare la donna, l’amica, l’ostetrica che ha saputo dare tanto, sempre.

Nessuno di noi avrebbe mai voluto che arrivasse questo momento ma ci consola ricordare insieme la bella persona che sei stata, l’amica dallo sguardo buono e dallo straordinario senso dell'umorismo, la donna dall’intelligenza molto più acuta di quanto lasciasse trapelare il suo aspetto bonario, la ragazza dal sorriso caloroso, dall'appetito prorompente. Quella rara combinazione di determinazione e delicatezza, di buon senso e assennatezza di cuore, di tenerezza e tranquillità che placava ogni tempesta. E di solidarietà femminile, di amore per la professione, la cucina, il rugby. E Che Guevara.

Eri semplice, semplice nel senso più nobile del termine. Parlavi con la forza genuina e convincente di chi pronuncia parole vissute. E poi eri sempre sorridente e accogliente. Avevi di che disperarti e rattristarti eppure sorridevi sempre, anche nei tuoi ultimi giorni. Ma non si trattava di un ottimismo leggero poco compromesso con la realtà, bensì del sorriso di chi non ignora i problemi e li affronta giorno per giorno, momento per momento; da lì traevi la tua forza quotidiana.

Marusca carissima, per tutta la tua vita abbiamo imparato da te e negli ultimi tempi abbiamo ammirato la tua intensa dedizione durante la malattia di Franco, la tua lotta e il tuo amore per lui. Non ti sei mai arresa allo sconforto delle enormi e crescenti difficoltà, né eri disposta a dare meno di quanto potevi. Sei sempre stata una persona con dei valori su cui poter contare, con la tua profonda sensibilità verso ogni sofferenza, ogni torto. E capace di compassione. E generosa, altruista. Sei stata così fin da quando ti conosco, e sono 44 anni. Fin da giovane vivevi in armonia con te stessa e con chi ti stava intorno. Sapevi qual era il tuo posto, conoscevi i tuoi limiti e le tue virtù. Eri quella che si alzava per prima e si coricava per ultima. Ti dicevamo: “Marusca, sei un angelo.” E tu, ridendo: “Certo, un angelo caduto dal cielo per il troppo peso.” Ma eri consapevole di essere amata e questo ti rendeva felice.

Sei stata per me amica e collega leale. Ed è lo stesso per tante persone che ci sono qui. La nostra anima è legata alla tua, Marusca. E’ stato bello stare con te e così facile volerti bene, con tutto il cuore… La tua vita è stata intensa, dura e bella. So che essere la figlia della Cicci e del gigante del Sile Vittorio ha significato crescere con generosità, grazia e amore infiniti, e tu hai ricevuto tutto questo. Lo hai ricevuto in abbondanza, e hai saputo apprezzarlo, hai saputo ringraziare, ma niente di quello che hai ricevuto è stato scontato per te.

E per te, Marusca, hai ottenuto quello che volevi da questa vita, nonostante tutto?

Sì.

E cos’è che volevi?

Dare amore e sentirmi amata.

Mia cara Marusca, chiunque si sia avvicinato a te si è sentito migliore, più buono, è riuscito a percepire le sue potenzialità perché tu sei stata una parte importante dell’humus in cui liberarle. Forse sei stata davvero un angelo caduto dal cielo.

Da sinistra: Marusca durante il penultimo ricovero, io e Barbara. 15 settembre 2018


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