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  • Donatella Bizzotto

La MIA Anagrafe di Quero. Lettera a mia sorella.

Cara Ivana, questo è stato il tuo ultimo giorno di lavoro effettivo all’Ufficio Anagrafe nel municipio di Quero, un edificio che, con la vecchia fontana di piazza Marconi e il suo zampillo spostato dal vento, è stato lo sfondo di uno dei primi paesaggi abbracciati dal nostro sguardo dalla casa di nonna Regina.


In un istante il tempo passato riemerge e illumina prospettive inedite di un mondo nuovo e antico insieme, di un luogo in cui sono conservati ricordi (notizie) riguardanti tappe fondamentali della nostra esistenza. Ricordi che non provocano rimpianti, piuttosto  è quel mondo che acquista nuovo colore e diventa una rivisitazione del passato che mi ridona un senso nuovo che esprime GRATITUDINE.


Da luogo fisico, la MIA Anagrafe diventa un luogo di memoria che contiene e presenta dati materiali e simbolici, rimanda a eventi e figure, contribuisce   alla creazione di quei riti di passaggio che accompagnano i cambiamenti di condizione nella propria vita e della comunità.


Tic tac, tic tac, tic tac… Dai ricordi sparsi del passato emergono dettagli indelebili: il ticchettio della macchina per scrivere nell’ufficio, Silvano che mi rilascia la prima carta d’identità ma soprattutto il libretto di lavoro con il quale realizzo la forza del mio desiderio di autonomia e di andare verso il mondo; le autenticazioni di firme e documenti per gli studi, per la mia professione.

Muore la Rosina, nostra nonna nell’anima.


Tic tac, tic tac… 

Ancora Silvano, le pubblicazioni del mio matrimonio con Mario, il cambio di residenza a Chieri. Adesso in ufficio c’è anche Mauro.


Tic tac, tic… Silvano lascia l’Anagrafe e dal Comune di Segusino arrivi tu, Ivana.


Ora il ticchettio proviene dai tasti del computer e si mescola al rumore della stampante ad aghi. Sono gli anni iniziali dell’informatizzazione.

Se ne vanno la nonna, le sue sorelle. Arrivano da voi persone da tutto il mondo ed alle pratiche amministrative “tradizionali” come, per citare fra tutte la più bella e vitale, l'accoglimento amministrativo di un nuovo nato, si sommano quelle causate dalla globalizzazione e dai movimenti migratori con il loro turbinio di arrivi e partenze, iscrizioni e cancellazioni, irreperibilità, ricomparse, cambi di residenza da un comune all’altro, richieste di cittadinanza, lingue e culture nuove.

Muore nostro padre. Quero si unisce con Vas.


Tic tac… La vita scompone, mescola, ricombina.

Mentre le anzidette attività d’ufficio continuano, arriva l’anno di diffusione della pandemia da Covid-19 e devi registrare la morte di nostra mamma. Mauro è andato in pensione e riorganizzi l’ufficio.

Si chiude qui la storia indelebile della MIA Anagrafe che diventa di TUTTI nel momento in cui la condivido con questa comunità dopo la mia rivisitazione  e a cui ciascuno potrà dare il suo personale significato inserendo i propri ricordi.


Tic. 


Cara Ivana,

il tuo percorso professionale è stato un cammino durato quasi 42 anni durante il quale sono avvenuti cambiamenti personali, epocali e radicali che hanno portato nuove leggi, nuovi costumi, nuove tecnologie, nuovi valori; durante il quale hai sentito l’esigenza di ridefinire la rotta, di scegliere se guardare altrove o incontrare le persone.


Ogni tappa di questo tuo cammino ha avuto la sua misura, il suo passo, il suo respiro.


Sono sicura che in questo lungo periodo, nella piccola comunità del Municipio, hai trovato qualche compagno o compagna di viaggio e affinità con cui far emergere  risvegli e motivazioni, osare cambiamenti, ricevere consolazioni; gesti che intensificano il  senso morale.


Ricorderai il clima di rinnovamento profondo negli anni dell’informatizzazione e con Mauro, in cui ogni vostro obiettivo e ogni vostra idea erano un cambiamento, un risveglio, una rinascita. Fra tutto ricordo quando vi siete battuti  perché i cittadini potessero esprimere  la propria volontà sulla donazione di organi e tessuti in occasione del rinnovo o del rilascio della carta d'identità, la tua idea innovativa  dell’avviso-scadenza della carta d’identità imitata poi anche altrove.


Ricorderai le gestioni professionali più difficili, quando insieme e poi ultimamente da sola, superata una situazione gravosa, ti sei sentita  nobilitata in un flusso vitale. Sempre comunque nel rispetto delle norme e della Legge e al servizio dei cittadini, anche nei rari casi in cui costoro non riuscivano a comprenderlo. Un caffè e avanti.


Cara sorella. Il senso della nostra vita è la sua avventura nel tempo; il fiorire, il maturare e passare anche momenti difficili. Così, ricorderai sempre chi ti ha dato  sostegno  nei momenti personali più duri, le  inaspettate gentilezze, i toc-toc riconoscenti e sorridenti dei passanti sul vetro della  finestra dell’ufficio affacciata sulla piazza. Gesti che sicuramente ti hanno riempito il cuore.


So che lasci l’Ufficio Anagrafe con la speranza che lo sportello resti accogliente, soprattutto per i più deboli: gli anziani, i meno digitalizzati, i poco autonomi “con le carte” o con la lingua italiana; quei cittadini, insomma, ai quali sono dovuti particolare rispetto e umanità. Ma ora goditi tutte le tue ferie, prova generale della pensione, poi ci sarà la tua nuova vita: sono sicura che darai ad ogni giorno la possibilità di essere il più bello.

D


29 marzo 2024

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